L'imprenditore canadese di Montreal e il campionato dei proprietari stranieri: "Un colpo alla Pirlo? No, preferisco i giovani"
È IL TERZO straniero ad investire sul calcio italiano più importante. Dopo James Pallotta (AS Roma) e Erick Thohir (Inter FC e DC United), prima di mr. Bee (Milan). Ma è il primo a parlare la lingua e ad essersi guadagnato la promozione in A. Joey Saputo, 51 anni, imprenditore canadese di Montreal, settore latticini, immobiliare e trasporti, ha salvato il Bologna dal fallimento e l'ha riportato tra le grandi. Senza fare proclami, con soldi veri (40 milioni già spesi) e l'aria dell'eroe per caso. Appartiene alla sesta famiglia più ricca del Canada. Sposato, quattro figli, non ha mai giocato a pallone, viaggia con aereo personale. Non l'avesse già usata il pubblicitario Seguela per Mitterand verrebbe da dire: la forza tranquilla.
Lei ha chiesto di incontrare i dipendenti del Bologna.
"Sì. Volevo conoscere la gente che ci lavorava. Squadra a parte. Sapere cosa pensavano delle loro mansioni, dell'ambiente, e di come si poteva migliorarlo ".
Anche il settore lavanderia.
"Si sono presentate due signore. Mi hanno detto: la lavatrice ha un problema, non funziona più bene, e allora tante maglie le laviamo a mano. Ho pensato: siamo nel 2015 e c'è ancora chi fa il bucato della squadra sciacquando i panni?"
C'era bisogno venisse uno dal Canada per una lavatrice?
"Mio padre, Emanuele, siciliano di Montelepre, mi ha insegnato che in un'azienda la prima cosa che conta è il capitale umano. Quando avevamo mille dipendenti e non i tredicimila attuali, papà li conosceva tutti. Il Bologna era una società molto in sofferenza, ma c'erano margini per risalire, o almeno per provarci. Io nella crisi ho visto un'opportunità".
Lei è nato nel '64, anno dell'ultimo scudetto del Bologna.
"Voglio essere chiaro e onesto. Papà è siciliano, mamma veneta, mia moglie ha origini calabresi. Io ho giocato a hockey su ghiaccio, non a pallone. E non tifavo Bologna, anche perché in Canada ho una squadra, il Montreal Impact, che partecipa all'MLS, alla lega americana di calcio. Non mi ha mosso la nostalgia per il grande passato, per Bulgarelli e le vecchie partite, ma la voglia di scoprire se ci poteva essere più futuro. Per me lo sport è intrattenimento. E va trattato seriamente, in maniera cool".
Le sembrano cool gli scandali, le scommesse, la violenza?
"No. Ma sono l'ultimo arrivato, non mi permetto di dire: ora vi faccio vedere io. Però se tratti la gente da animale non meravigliarti se ti morde. Il contenitore conta: è sostanza per la forma. Solidità e funzionalità fanno il resto. Andrea Agnelli mi ha detto: non posso cambiare il calcio da solo. Ha ragione. La Juve si è dotata di uno stadio moderno. Ma gli altri? Io stesso in Canada ne ho costruito uno. I grandi calciatori stranieri non vengono più in Italia. Perché dovrebbero, stipendio a parte, se la casa dove si esibiscono è sciatta, malridotta, senza spettatori? Non serve una squadra forte in una Lega debole. In America quando noi proprietari ci incontriamo è per vedere di raggiungere un bene comune. Non cambieremo il calcio con i proclami, ma lavorando tutti insieme, facendo sistema, migliorando il prodotto. E passando dalla responsabilità collettiva a quella individuale. Si punisca chi commette violenza. Le leggi ci sono. Costruiamo stadi moderni, ospitali, con parcheggi, e bella atmosfera. Ambiente diverso, calcio diverso".
Quindi riformerà quello di Bologna.
"Sì. Serve un rifacimento: per i primi interventi al Dall'Ara la data è settembre. Per la ristrutturazione generale entro due mesi avremo una prima valutazione dei costi. Credo attorno ai 4-5 milioni. Un anno per il progetto definitivo. Restyling, hospitality, curve, ampliamento parcheggio, copertura dello stadio. Anche il centro di Casteldebole va riammodernato, vorrei spazio per le giovanili e le donne. Una stessa casa per tutto il Bologna. È così che si costruisce il senso di appartenenza. Io sono grato di ricambiare questa città che mi ha accolto bene, ma a tutti dico: pazienza. Siamo ritornati in A, con molta fortuna, ora dobbia- mo lavorare per restarci. E a proposito: la nostra terza maglia la sceglieranno gli abbonati ".
Che modello ha in testa: Udinese o Fiorentina?
"Noi in America dividiamo tra società che vendono i loro pezzi più pregiati e chi anche acquista con un progetto. Per ora scelgo di stare a metà strada. Ma rafforzare il settore giovanile mi interessa molto".
Nel '97 a Bologna arrivò Baggio, a fine carriera. Ora c'è Pirlo libero.
"Non voglio mettere bocca nel mercato. Ognuno nella società ha i suoi ruoli. Ma confesso che siamo un po' indietro perché l'arrivo in A è stato soffertissimo e incerto fino all'ultimo. Quale calcio mi piace? Non ho un'idea precisa. O forse sì, ho ammirato il Carpi che ci ha bastonati 3 a 0. Hanno corso dall'inizio alla fine, lottando su ogni pallone. Non ho nemmeno un calciatore preferito, ma evito attaccanti e portieri. Mi piace chi sta a centrocampo e costruisce gioco".
A proposito di Carpi e Frosinone.
"Conosco la polemica. Ma il risultato del campo va sempre rispettato. Il problema non è se arrivano in A città con scarso bacino d'utenza, ma se c'è una legge che imponga loro un impianto decente, una struttura moderna".
Risponde su Pirlo?
"Non serve urlare: compro questo o quello. Sono per gli investimenti a lungo termine. Pirlo è un grandissimo. Ma tra la polvere di stelle e un giovane campione con futuro scarto l'immenso passato. Piuttosto mi piacerebbe un po' più di flessibilità nel sistema prestiti: perché a parità di trasferimento un giocatore può rifiutare? E meno barriere nella vendita biglietti, perché non si possono diversificare le offerte? Il marketing è importante, a suo modo gioca anche lui. Per questo vorremmo un solo sponsor sulle nostre maglie".
Sua moglie è gelosa delle sue trasferte in Italia?
"Carmie è solidale, anche se a volte fa finta di protestare: ma cosa ci vai a fare? Il calcio ci ha fatti innamorare. L'ho conosciuta a Pasadena, luglio '94, finale mondiale Italia- Brasile, siamo rientrati insieme in aereo. Due miei figli tifano Milan. Tornerò qui con la mia famiglia, andremo all'Expo e poi in vacanza a Milano Marittima. Ma la mia base resta il Canada".
Lei è chairman, carica insolita, Tacopina presidente.
"L'unico che decide sono io. Solo io posso firmare, con l'ad Claudio Fenucci. Tacopina è stato importante, mi ha coinvolto nella cordata, ero uno dei soci, quando ho capito che gli altri non avevano capitali, mi sono assunto tutta la responsabilità economica. È buffo: non volevo comprare il Bologna, solo trovare una sponda per i miei giocatori del Montreal, pensavo che potessero trasferirsi qui a imparare. Invece ci sono venuto io. E a questo punto le decisioni spettano solo a me".
Giuri che non se la prenderà con gli arbitri.
"Prometto. Anche perché per un'azienda è controproducente. Ho chiesto ai nostri tifosi di applaudire l'Avellino, che ci aveva appena battuti. Voglio un mondo di avversari, non di nemici".
Fonte: Emanuela Audisio - La Repubblica
Le sue parate al Mondiale U20 in nuova Zelanda sono state fondamentali nella corsa degli USA terminata sfortunatamente ai quarti contro la Serbia, andata in semifinale solo grazie ai calci di rigore. E proprio un calcio di rigore da lui parato nel finale contro la Colombia era stato decisivo negli ottavi.
Parliamo di Zackary Steffen, classe 1995, attaccante per un anno in high school e ora portiere formatosi alla University of Maryland - lasciata dopo soli due anni - sotto l'egida di coach Sasho Cirovski, e dal gennaio 2015 in forza ai tedeschi del Friburgo, retrocessi in Bundesliga II nel campionato terminato poche settimane fa. Fisico impressionante, ottima tecnica, Steffen è al suo secondo Mondiale Under 20 dopo aver occupato il ruolo di terzo nel 2013 a soli 18 anni dietro Cody Cropper (appena svincolatosi dal Southampton e nel giro della Nazionale) e Kendall McIntosh (Burlingame Dragons, nella PDL Div. IV, ma prodotto dell'accademia dei San Jose Earthquakes).
Miglior portiere NCAA nel 2013, arrivando coi Terrapins sino alla finale di College Cup, nel 2014 è stato di nuovo tra i protagonisti della Division I, e secondo molti osservatori sembra essere l'erede designato di una scuola di portieri che da Tony Meola è passata per Brad Friedel (reduce dalla sua ultima stagione al Tottenham a 43 anni!), Kasey Keller, Tim Howard e ora - momentaneamente, nell'attesa del rientro del portiere dell'Everton - Brad Guzan (Aston Villa).
"Ha tutto il potenziale per difventare un portiere speciale"; ha spiegato l'allenatore dei portieri del New York City FC Rob Vartughian, che lo ha osservato da vicino quando Steffen si allenava nell'academy della Philadelphia Union. "Ci sono altri portieri avanti a lui al momento, ma se trova l'ambiente giusto, e gioca con continuità, ha la possibilità di diventare un portiere speciale".
Lo stesso CT dell'Under 20 Tab Ramos vede somiglianze tra Steffen e Tim Howard, con cui Ramos ha giocato nella fase finale della proprio carriera mentre questi era agli esordi con i NY MetroStars: "Ricordo Timmy al suo ingresso nella lega, era giovane e grezzo, ma me lo ricordo capace di fare cose speciali già allora, come saltare da un palo all'altro in un flash. Zack ha lo stesso livello di athleticism e potenziale".
Steffen anche contro la Serbia ha messo in mostra le sua grandi qualità, con interventi decisivi durante il match e parando due rigori della serie finale. Dopo aver rifiutato le offerte della Philadelphia Union, a luglio è probabile per lui una promozione dalle riserve del Friburgo alla prima squadra. Intanto però su di lui si sarebbe acceso - secondo Calciomercato.com - l'interesse di Inter e Roma, in cerca di un portiere di prospettiva.
Il calcio italiano è fatto di chiacchiere. Joey Saputo per fortuna no. Da quando è sbarcato nel nostro piccolo mondo pallonaro, manna dal cielo piovuta su Bologna, l’imprenditore canadese – figlio di immigrati siciliani di Montelepre – ha messo nelle casse rossoblù 40 milioni di euro. Dodici versati subiti, 28 deliberati. Soldi veri, certi. Non si è autofinanziato all’8% di interessi come Thohir all’Inter, non ha approfittato della ribalta gratuita come fanno tutti i presidenti.
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Saputo parla poco. Sarà lui la ragione in più per tifare stasera Bologna nella finale della Serie B contro il Pescara. Non c’è di mezzo solo la Serie A per una piazza storica, c’è il possibile arrivo nella massima categoria di un imprenditore facoltoso e innovativo. Con Roma, Inter e adesso la metà del Milan, potrebbe sbarcare nella Lega di via Rosellini una nuova proprietà straniera, che male non fa se vogliamo concorrere con la Premier e gli altri campionati.
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A spingere il Bologna ci sarà una città intera, con trentamila persone trepidanti al Dall’Ara. Non c'è più posto neppure per uno spillo. Da giorni l’attesa si tocca tra i portici e le vie del centro. Alle finestre sono ricomparsi stendardi e bandiere, alcune tirate fuori dal baule del 1964, anno dell’ultimo, leggendario scudetto. Il Bologna, per noi bolognesi, è l’orgoglio di una comunità appassionata, civile e competente.
A chi viaggia oltre gli anta, il Pescara suscita simpatia: proprio a Bologna ottenne due storiche promozioni in due spareggi alla fine degli Anni 70, quando il calcio profumava di stadi pieni, emozioni forti e si andava tutti alla domenica pomeriggio al vecchio “Comunale”. Ma stavolta è il calcio italiano ad avere bisogno di un capitano d’industria, settore caseario, che possa arricchiere la Serie A.
Saputo, nato a Montreal come secondo figlio del patriarca Lino, è uno dei venti uomini più ricchi del Nord America, proprietario degli Impact nella MLS. Pochi in Italia ne conoscono la portata economica, ma dovranno abituarsi. Ha raccolto al volo l’invito di Joe Tacopina, trovandosi presto a comandare da solo, e si è buttato a capofitto nell’avventura. Aereo privato per i suoi continui blitz in Emilia, avari di soddisfazioni, una nuova struttura societaria disegnata per intero (Pantaleo Corvino e Claudio Fenucci, dirigenti di lungo curriculum), un mercato di gennaio che per la Serie B è stato strabiliante. Purtroppo poco ripagato sul campo da Mancosu e compagni.
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Saputo non ha risparmiato, spendendo sin d’ora più della gran parte dei colleghi di Serie A. E ha già messo in preventivo ulteriori investimenti in caso di Serie A, dal mercato al settore giovanile. Col Comune c’è l’accordo per il rifacimento dello stadio e Joey, che vede in Marco Di Vaio (suo ex giocatore a Montreal) l’uomo di fiducia in società, ha annunciato altri 100 milioni di euro da mettere nel nuovo impianto.
Per la prima volta dopo moltissimi anni, diciamo dai tempi di Gazzoni e ancora prima di Dall’Ara, Bologna ha una proprietà solida, solidissima, che ha l’unico bisogno di misurarsi nel palcoscenico che le compete per tradizione e potenzialità presente. Tanta fortuna deve essere raccolta dai giocatori rossoblù questa sera. Mandino un ringraziamento – loro e tutti i tifosi – a l’uomo che ha salvato la società dal fallimento.
Fonte: Matteo Marani - Corriere dello Sport
Settimana impegnata per i New York Red Bulls, che dopo aver sostituito in maniera decisamente imrpovvisa l'allenatore - fuori Mike Petke dentro Jesse Marsch - stanno ora lavorando per arafforzare una rosa che ha chiuso l'ultima stagione alla finale di Conference, ma che ha perso la stella Thierry Henry.
Per ripartire, il nuovo direttore sportivo Ali Curtis - che ha sostituito l'ex CT della Scozia Andy Roxbourgh - punta su due nazionali USA attualmente in Europa: l'attaccante del Sunderland Jozy Altidore, e il centrocampista dell'Anderlecht Sacha Kljestan.
Altidore, 25 anni, origini haitiane, ha iniziato la sua carriera proprio a NY, esordendo all'età di 16 anni nel 2006, e venendo poi venduto al Villarreal per la cifra record di $10 milioni nel giugno 2008. Dopo un inizio complicato tra un prestito nella Segunda Liga e un passaggio in Premier League col disastrato Hull City, Altidore ha trovato la sua dimensione in Olanda, all'AZ Alkmaar, nel periodo 2011/13. Di lì il ritorno in Inghilterra, al Sunderland, dove però in 18 mesi non ha saputo ripetersi.
A seguire Altidore - come riportato dall'ex centravanti dei Revs, Taylor Twellman, oggi opinioniosta ESPN - oltre ai NYRB sono Toronto FC e Portland Timbers. Ma i Red Bulls hanno attualmente disponibile due slots per Designated Player dopo il ritiro di Thierry Henry, e non è ancora chiaro se l'australiano Tim Cahill tornerà nel 2015 dopo gli scontri con la società di fine stagione. E nel caso ci sarebbe un terzo posto disponibile.Altro obiettivo dei Red Bulls - secondo Goal.com - è Sacha Kljestan. Il 29enne californiano, esploso al Chivas USA tra il 2006 e il 2010 (114 match, 15 reti e 31 assist), si è poi affermato in belgio con l'Anderlecht, vincendo anche un campionato giocando a fianco dell'argentino - oggi alla SS Lazio - Lucas Biglia, ed esordendo in Champions League.
Sia Altidore che Klejstan hanno già collaborato col nuovo coach dei Red Bulls Jesse Marsch, che con Kljestan ha giocato a LA e che ha allenato entrambi quando era vice di Bob Bradley con la Nazionale USA.
Nonostante sia impegnato a difendere la porta del Tottenham Hotspur, alla verde età di 43 anni l'americano Brad Friedel ha deciso di iniziare a pensare al futuro e di avviare la sua carriera di allenatore. La notizia arriva dagli USA:
Spurs has cleared Brad Friedel (UEFA A license) to be a coach with the US U20 team for the first two games of WCQ in Jamaica from Jan 4-12.— Grant Wahl (@GrantWahl) December 27, 2014
Friedel quindi si siederà in panchina affiancando lo staff del CT dell'Under 20, e suo ex compagno di Nazionale, Tab Ramos in occasione dei match del 9 e 11 gennaio prossimo contro Guatemala e Panama di qualificazione ai Mondiali di categoria che prenderanno poi il via in Nuova Zelanda il 30 maggio prossimo.
Con l'U20 Friedel potrebbe anche trovarsi a dover allenare il suo compagno di squadra Cameron Carter-Vickers, appena ingaggiato dal Tottenham dopo aver rifiutato l'Arsenal.
Di conseguenza Friedel - terzo portiere degli Spurs, quest'anno mai impegnato dal manager Mauricio Pochettino - salterà i match di FA Cup in casa del Burnley e di campionato contro il Crystal Palace. Il giocatore è stato ovviamente autorizzato dal club, il cui direttore generale è l'ex romanista Franco Baldini, ma in caso di infortunio di Hugo Lloris o Michel Vorm, tornerà immediatamente a Londra.
Friedel chiuderà col calcio giocato a fine stagione, e ha già firmato per il ruolo di opinionista con Fox Sports a partire dalla seconda parte del 2015.
Uno dei migliori prospetti americani e dell'intero panorama della Premier League, Cameron Carter-Vickers, ha rifiutato l'Arsenal per firmare con il Tottenham, secondo il Daily Mail.
Carter-Vickers è un membro degli USA U20 ed è nato nel 1997. Il Guardian lo ha definito il miglior talento degli Spurs.
Il giovane difensore centrale compirà 17 anni il 31 dicembre e quel giorno firmerà il primo contratto da pro con il club londinese.
Con l'Arsenal già qualificato, per il match di ieri sera con il Galatasaray Arséne Wenger ha portato in panchina sei ragazzini che normalmente militano nell'Under 19.
Tra questi c'era il centrocampista Gedion Zelalem, nato in Germania e di origini etiopi, ma con passaporto americano in arrivo, e da più parti considerato il nuovo Fabregas per caratteristiche e tecnica.
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All'inizio del secondo tempo Wenger lo ha spedito in campo per il suo primo match con la prima squadra da quando lo scorso gennaio lo ha fatto giocare in FA Cup contro il Coventry City.
Zelalem è apparso a suo agio al centro del campo, pienamente integrato nel sistema di gioco dei Gunners nel corso di un secondo tempo tranquillo di un match vinto dall'Arsenal per 4-1, risultato che ha messo gli inglesi alla pari col Borussia Dortmund ma secondo per differenza reti.
Con l'Arsenal sesto in Premier League a 13 punti dal Chelsea e a 5 dal terzo posto, per Zelalem e alcuni dei suoi giovani compagni dovrebbe esserci sempre più spazio in questa stagione.
Per quanto riguarda il futuro del giocatore con la Nazionale USA - e Jurgen Klinsmann lo segue con coninuità - il suo passaporto dovrebbe essere in arrivo, mentre la scelta - secondo quanto reso noto a suo tempo dal padre - sarebbe già stata fatta, con preferenza per gli Stati Uniti, dove ha vissuto per anni, rispetto alla Germania con cui ha giocato a livello giovanile.