Con molta classe Matteo Ferrari ha detto arrivederci ai tifosi dell’Impact, e si sottolinea con classe, perché lo scarno comunicato stampa del club non fa certo onore ai tre anni che il difensore italiano ha passato a Montreal.
Ferrari ha preso l’iniziativa personale di convocare i media locali per esprimere il suo stato d’animo in seguito alla decisione del club di non esercitare l’opzione che il giocatore aveva per la stagione 2015, ma ci sarebbe magari voluto un po’ più di tatto per questo annuncio che ha scatenato i tifosi su Twitter, che si sono dimostrati nettamente in disaccordo con questa mossa del direttore del personale tecnico (nonché allenatore), Frank Klopas.
Addio. “Ho chiesto molte volte un incontro col club, e mi hanno detto che non sapevano come sarebbe stata la prossima stagione". Venerdì Klopas ha incontrato Ferrari per informarlo che il club ha deciso di lasciarlo andare. "Non ho controllato l'orologio, ma non credo sia durata più di 10 minuti". E amaramente ha sottolineato il fatto che forse avrebbe meritato un addio migliore.
Storia. “Sono qui dall'inizio. Tre anni sono tanti. Mi sento parte di questa squadra e di aver fatto un po' di storia, anche se tra alti e bassi. Il mio non è un addio facile. Non posso colpevolizzare Klopas, anche perché già tre mesi fa avevo espresso i miei dubbi. A 35 anni non posso aspettare troppo che il club cresca. Durante la stagione mi ero informato e avevo chiesto di andare in una squadra che lottava per i playoff, ma l'allenatore non mi ha lasciato andare".
Scelta strana quella di Klopas, visto che avrebbe potuto con la cessione di Ferari avviare il rinnovamento ottenendo qualcuno in cambio, oltretutto per un giocatore cui non è stato rinnovato il contratto citando proprio problemi di salary cap.
Leadership. "Problemi di leadership? Non credo. Ho visto grande attaccamento ed esempio da parte dei più anziani della squadra. Non credo sia stata la causa principale del tracollo. Abbiamo iniziato male, e cambiare tanti giocatori a stagione iniziata non è servito. Non hanno coperto i buchi che si erano creati in offseason".
Va detto che durante la conferenza stampa Ferrari ha sottolineato una difficoltà: "Nel calcio o giochi per vincere o per evitare la retrocessione. In MLS invece succede che ti ritrovi a giocare sei mesi per il nulla", mettendo in risalto uno dei problemi principali della lega nordamericana, che non presenta un sistema di promozioni e retrocessioni.
Futuro. "Fisicamente penso di poter giocare ancora. Non so cosa sarà domani e non ho fretta. Se ci sarà una bella situazione con una squadra che lotta per vincere sarà bello farne parte, ma non posso entrare in un progetto di lungo termine, vista la mia età. Ma Montreal rimarrà nel mio cuore. Ho tanti amici qui e spero di essere sempre il benvenuto".
Di fatto, si mette praticamente la parola fine a quell’accento italiano che la squadra aveva preso sin dal suo debutto in MLS e che aveva dato buoni risultati soprattutto nella prima parte dello scorso campionato, sotto la guida di Marco Schallibaum.
Durante questi 3 anni si sono avvicendati tra gli altri: Corradi, Pisanu, Paponi lo stesso Ferrari e naturalmente Alessandro Nesta e Marco Di Vaio. La prossima stagione dovrebbe essere schierato a centrocampo Marco Donadel che si sta allenando a Bologna, ma di certo con questi presupposti i tifosi si aspettano anni di vacche magre e la fiducia nei mezzi della squadra di ben figurare nei quarti di Champions League a febbraio è praticamente ridotta i minimi termini. Ci vorrà una campagna acquisti per lo meno sontuosa per cercare di rimediare al pessimismo che pervade l’ambiente. Anche se l'impegno del proprietario Joey Saputo col Bologna potrebbe lasciare pensare che il Montreal Impact stia diventano secondario nelle strategie.
Si ringrazia Gianni Cristiano e suo blog CalcioMLSMontreal.com