Stanotte LA sarà impegnata a Dallas in uno scontro fondamentale per la conquista della testa della Western Conference, attualmente occuopata dai Vancouver Whitecaps. Tra i protagonisti più attesi della serata, oltre all'ex capitano del Liverpool Steven Gerrard, sicuramente l'attaccante messicano Giovani dos Santos, grande promessa di El Tri mai esplosa del tutta in Europa e da poco sbarcata (a caro prezzo) a LA.
Uno sbarco avvenuto nel migliore dei modi, visti i due gol segnati nelle prime due partite tra CONCACAF Champions League e MLS.
Dos Santos rappresenta per i LA Galaxy l'ennesimo tentativo di conquistarsi il pubblico ispanico: sono ben 9 milioni i Latinos, in gran parte di origine messicana, che vivono nelle cinque contee di Los Angeles. Il problema è che il 99% dei tifosi di calcio di origine ispanica rimane legato ai club che seguiva nel proprio paese o in quello dei propri genitori, come dimostra anche la scelta del Messico di giocare quasi tutte le amichevoli negli USA per sfruttare la passione locale e guadagnare un sacco di soldi. Ma con Dos Santos qualcosa potrebbe cambiare, almeno a livello di club.
“I tifosi messicani e messicano-americani non vedono l'ora di seguire Gio sul campo", ha dichiarato al LA Times un membro della LA Riot Squad, gruppo di tifosi "caldi" dei Galaxy. "Non molti dei miei amici messicani seguono la MLS e i Galaxy, ma penso che l'arrivo di Gio li attirerà, aumentando anche le presenze allo stadio".
Il problema è che i messicani non vedono ancora la MLS come una lega di livello, principalmente perché seguono sempre i rispettivi club: dal Chvas de Guadalajara al Club America, passando per il Tigres finalista di Copa Libertadores sino al recente Club Tijuana, capace di attrarre tanti tifosi che vivono intorno al confine.
In passato, nelle prime 5 stagioni in MLS, i Galaxy hanno ingaggiato tre tra i più famosi calciatori della Nazionale di El Tri, ma senza ottenere risultati sul campo, come nemmeno in termini di seguito. In Messico qualcuno ha addirittura scritto "Galaxy, la tumba de mexicanos".
Gli appassionati ricorderanno il coloratissimo (in termini di divise) portiere - che però voleva fare l'attaccante -Jorge Campos, primo straniero ingaggiato dalla MLS. Titolare col Messico ai Mondiali americani del 1994, giocò con i Galaxy nel 1996 e 1997, sbrigandosi però sempre a volare a casa durante la offseason per giocare nella LigaMX, fino alla cessione al Chicago Fire.
Nel 1998 toccò all'attaccante Carlos Hermosillo, all'epoca capocannoniere del Messico, ma deludente in MLS con soli 14 gol nelle 34 partite giocate lungo due stagioni. A sua giustificazione le 34 primavere sulle spalle al momento del suo arrivo e una certa incompatibilità con l'ex nazionale USA e allora capitano dei Galaxy Cobi Jones, che lo limitava nel ricevere palloni adeguati per un attaccante delle sue caratteristiche.
Terzo tentativo, ed ultimo fino a poco fa, Luis Hernandez, per la cui chioma bionda i Galaxy rinunciarono addirittura un paio di giocatori per farlo rientrare nel salary cap. Arrivato 32enne a LA nel 2000, dopo che solo due anni prima aveva messo a segno 4 gol ai Mondiali di Francia con la Nazionale, negli States di gol invece ne segnò 12, ma in tre stagioni in cui scese in campo solo 30 volte, con tanto di finale persa nel 2001 coi Quakes. E di lui a LA ricordano più le sue scorribande per locali che quelle in campo. Da allora, al termine della stagione 2002, i Galaxy non hanno più schierato giocatori messicani.
“E' per questo motivo che molti messicani sono così distaccati da Galaxy", ha scritto Hoy, il settimanale in spagnolo del Los Angeles Times. “Ma un giocatore come Gio può attirarli. E' diverso da Campos, Hermosillo o Luis Hernandez, arrivati quando avevano già dato il meglio".
Dos Santos ha infatti solo 26 anni e già tanta esperienza. Per lui il top è ancora lontano, e i Galaxy sperano possa raggiungerlo a LA. Anche perché il messicano arriva poi a LA a tre anni di distanza dall'ingresso in MLS di un nuovo competitor, l'LAFC (ma il nome deve ancora essere scelto), che sostituirà l'ormai defunto Chivas USA, tentativo abortito di portare allo stadio tifosi messicani sfruttando il legame col solo Guadalajara.
E ai Galaxy qualcuno è preoccupato dell'arrivo di un competitor dalla proprietà importante (Magic Johnson, il presidente del Cardiff City Vincent Tan, Mia Hamm, ecc.), al punto che c'è chi dice che l'LAFC potrebbe essere stato un fattore decisivo nel cambio di strategia dei Galaxy. Ma il presidente del club Chris Klein nega: "Non prendiamo decisioni basate sul marketing".
Curiosa un'affermazione del genere fatta proprio da Klein, diventato il miglior amico a LA di David Beckham, il vero colpo di marketing oltre che calcistico (era ancora al top) che ha messo la MLS e i LA Galaxy sotto i riflettori del calcio mondiale. Colpo però reso un po' problematico dai due prestiti in offseason al Milan (dove si infortunò gravemente), ma valso due MLS Cup nelle ultime due stagioni prima dell'anno d'addio al PSG. E a LA tutti sperano che Giovani dos Santos, che ha ricevuto la "benedizione" di Becks la scorsa settimana allo StubHub Center di Carson, possa almeno replicare quei successi.
Ma per arrivare ad essere "rispettati" dai tifosi di origine messicana, i LA Galaxy dovranno iniziare a battere con regolarità i club di oltre confine. E quindi, ancor più che ai tempi di Beckham, il vero obiettivo con l'arrivo di Giovani dos Santos a fianco di Steven Gerrad e Robbie Keane, deve essere la CONCACAF Champions League e il conseguente Mondiale per Club. Solo allora i bambini latinos probabilmente inizeranno a diventare tifosi dei Galaxy e a seguire con "rispetto" i club MLS.