Una volta erano loro che guardavano l’Europa. Loro, pochi calciofili semiclandestini, assiepati a New York, Los Angeles, Miami, Boston eccetera, insomma nelle grandi città di un grande paese che non si è mai definitivamente innamorato del soccer. Adesso è l’Europa che guarda la MLS, l’Europa e i suoi tifosi nostalgici di Kakà, Lampard, Gerrard, David Villa, Pirlo, che ieri ha debuttato proprio contro il brasiliano Ricardo, stella di Orlando.
Pirlo è entrato nel secondo tempo, si è messo lì in mezzo a dar lezione di lancio, un po’ confuso forse dalle linee del baseball che intersecavano quelle del campo di calcio settimanalmente ricavato allo Yankee Stadium per il New York City. E’ entrato, è andato a salutare l’ex compagno di squadra al Milan Kakà. I suoi hanno continuato a macinare ripartenze, hanno subito due gol ma ne hanno segnati altri tre e alla fine hanno vinto la partita.
Pezzi di vecchio Milan sparsi per la MLS, viaggi consumati dopo il primo grande trait d’union disegnato fra la Serie A e l’America: anni fa fu Beckham a raggiungere Kakà e Pirlo al Milan, adesso Pirlo raggiunge il brasiliano in un campionato piacevolmente naif, nel quale presto Beckham potrebbe ripresentarsi da dirigente. Ma ormai le stelle europee sono tante che delle prime non ci si ricorda, e in questo fitto gemellaggio Pirlo avrà tempo di ambientarsi, di incrociare ancora Kakà e chissà quanti altri fuoriclasse del Vecchio Mondo.
Per i nostalgici del Milan veder giocare Kakà e Pirlo allo Yankee Stadium è come guardarsi indietro e ripensare senza ansia ai fidanzati di una volta. Pirlo alla Juve era un rimpianto, un colpo al cuore, Pirlo a New York è uno che passeggia in mezzo ai grattacieli di tanti sport. Un vacanziero al quale chiedere un autografo senza paura di essere spinti via da un gelido bodyguard.
Fonte: Alessandra Bocci - Gazzetta dello Sport