Ore 10: il Suv nero che varca i cancelli di Interello batte bandiera tedesca. Alla guida un biondo che torna a casa. Al suo fianco un altro bion- do, molto più giovane. Babbo Jürgen e il figlio Jonathan scendono dall’auto. Il primo abbracciato da tutti coloro che lavorano per l’Inter, il secondo intento a fotografare tutto quello che ri- tiene valga immortalare. Hanno la stessa lettera iniziale del nome e di cognome fanno Klinsmann.
Proprio lui, il campione del Mondo tedesco del 1990, uno dei tre tedeschi dell’Inter vincente a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta (una Coppa Uefa e una Supercoppa italiana con i nerazzurri). Oggi CT degli Usa, ieri padre per accompagnare il «piccolo» Jonathan – portiere di 191 centimetri, classe 1997, nel giro degli Usa Under 18 – a un paio di allenamenti con Luciano Castellini, il Giaguaro. «È sempre bello tornare a casa» – sorride Jurgen.
Un grande attaccante come lei con un figlio portiere!
«Jonathan fino a 13 anni giocava a centrocampo, poi un giorno viene da me e mi dice: “Papà, ho deciso, voglio fare il portiere”. Ma perché proprio il portiere? (e giù a ridere, ndr)».
Fisicamente la ricorda, alto e magro.
«Lo aiuta molto il basket dove gioca come ala. Ha finito quest’anno il liceo alla Mater Dei di Santa Ana in California. E adesso si butterà sull’università, ha ottenuto una borsa di studio alla Berkeley. Prima lo studio, poi lo sport».
Come mai a Interello?
«Ci siamo fermati in Europa in vacanza e abbiamo fatto tappa dai miei vecchi amici. Prima allo Stoccarda, adesso all’Inter. Vediamo di aiutarlo a crescere nei fondamentali. E Castellini è il numero uno...».
Segue l’Inter?
«È interista come me, lui tifa le squadre per cui ho giocato». [...]
Il suo lavoro con la nazionale come procede?
«Abbiamo costruito una base solida. Il movimento ne aveva bisogno perché negli Stati Uniti c’è tanto talento, ma mancava la preparazione europea».
In che senso?
«Qui la vita da calciatore professionista è diversa. Se sbagli, te lo dicono in faccia. È un lavoro e non più, o non solo, un divertimento».
Prossimi impegni?
«La Gold Cup da luglio, il torneo continentale del Nord e Centro America. Siamo campioni in carica e se dovessimo riconfermarci andremmo alla Confederations Cup del 2017 in Russia».
Da giocatore era dura accettare le esclusioni. Da c.t. come le gestisce?
«È il lato più duro del mio lavoro. Ma quando devo fare le convocazioni, chiamo uno per uno gli esclusi e spiego i motivi. In faccia, guardandoci negli occhi». [con Landon Donovan non è andata proprio così..., NdT]
Per la Gold Cup tutto deciso?
«Ne ho chiamati 35, scenderemo a 23: ho già scelto, è tutto sul mio pc».
L’italiano Giovinco come lo vede nella MLS?
«Pazzesco, impazziscono per la sua capacità di improvvisare, di inventare dal nulla. E poi in una città così italiana, la gente si è innamorata di lui immediatamente».
Jonathan, in completo interista, ha finito l’allenamento, tempo di pranzo. Prima, una foto con Castellini. Poi, di nuovo a immortalare gli angoli di Interello che vuole portarsi negli States. Saluti, sorrisi e ringraziamenti. Un altro Klinsmann è tornato. Non segna, ma para. I tempi sono proprio cambiati.