Lo sciopero sarebbe stato un colpo basso per la Major League Soccer, che da vent’anni sta cercando di inculcare il calcio a chi lo considerava lo sport degli emigranti. Una trattativa iniziata allo scadere del contratto collettivo lo scorso 31 gennaio e protrattasi con successo fino alla tarda serata di mercoledì. L’ultima dead line per evitare lo slittamento della prima giornata e danni ingenti alla popolarità di un campionato in crescita.
SHOW AL VIA
Così, ora, lo show può cominciare con i piatti forti che la Lega da settimane sta spacciando come succulenti manicaretti. Stasera si apre con i campioni in carica dei Los Angeles Galaxy contro i Chicago Fire. E fra sabato e domenica sono previste le altre gare fra cui spicca la sfida fra le due debuttanti: Orlando City vs. New York City. Insomma, Kakà contro David Villa, in attesa dell’arrivo a luglio di Frank Lampard, e come spera qualcuno, anche di Xavi: le nuove stelle di un firmamento in forte espansione. Ci sarà l’esaurito, più di 60 mila spettatori. Non giocare avrebbe fatto infuriare le tv che hanno appena siglato un accordo di otto anni - faraonico per gli standard del pallone negli Usa – da 90 milioni di dollari a stagione. Per l’Europa, notizia di ieri, i diritti sono stati acquisiti da Eurosport.
ACCORDO IN EXTREMIS
Ma c’è mancato davvero poco che tutto andasse in fumo. Perché il sindacato giocatori si è presentato a Washington pronto a vendere cara la pelle sul tema della Free-Agency, insomma lo svincolo. Un argomento che la Mls ha sempre rispedito al mittente. Non stavolta, perché di fronte alla reale possibilità del primo sciopero, su qualcosa ha ceduto. Adesso un calciatore che abbia compiuto i 28 anni e con almeno otto stagioni di militanza nella Lega (non molti) potrà aver diritto, alla fine del contratto, di scegliere il proprio destino. Sembra preistoria per il nostro football che deve ringraziare la sentenza Bosman. Fino a oggi un giocatore tesserato dalla MLS rimaneva vincolato alla Lega anche dopo la scadenza dell’accordo. Il suo nome rimesso nel calderone del draft a disposizione di una nuova squadra, senza possibilità di decidere dove andare e costretto a rifirmare per la cifra del vecchio contratto. Unica forma di libertà era quella di accasarsi all’estero, ma in caso di rientro negli Usa il cartellino tornava di proprietà dell’ultima società. Una sorta di «schiavismo» non prevista da nessuna delle altre leghe professionistiche Usa. Mlb (baseball), Nfl (football), Nba (basket) e Nhl (hockey) hanno tutte da tempo conquistato nel corso degli anni, a suon di scioperi, il diritto alla free-agency. È solo un primo passo verso un diritto sacrosanto che la MLS giudica, però, pericoloso per la sua esistenza. Il sindacato ha ottenuto anche di aumentare il minimo salariale da 36.500 dollari lordi a 60 mila. Cifre che stridono con gli stipendi milionari delle stelle appena arrivate dall’estero. Un gap che potrebbe produrre presto ulteriori problemi.
Al via 20 squadre. Subito al 1° turno il derby canadese
Al via della Mls 2015 ci sono 20 squadre, divise in due Conference, la Eastern (Chicago, Columbus, D.C. United, Montreal, New England, NY City, NY Red Bulls, Orlando, Philadelphia, Toronto) e la Western (Colorado, Dallas, Houston, LA Galaxy, Portland, Salt Lake, San Josè, Seattle, Kansas City, Vancouver).
LA FORMULA
La regular season promuove ai playoff le prime 6 squadre (12 in totale). Ogni Conference esprimerà una finalista.
PRIMA GIORNATA.
Domani: Los Angeles Galaxy-Chicago (ore 4); D.C. United-Montreal Impact (21); Philadelphia-Colorado (22); Vancouver-Toronto FC (24).
Domenica: Houston-Columbus (2.30); Dallas-San Josè (2,30); Portland Timbers-Real Salt Lake (4,30); Orlando City-NY City (22); Sporting Kansas City-NY Red Bulls (24). Lunedì: Seattle Sounders-N.E. Revolution (2,30).
Fonte: Massimo Lopes Pegna - Gazzetta dello Sport