Ancelotti conquista la finale del Mondiale per Club e allunga la striscia positiva: coi messicani a segno Sergio Ramos, Benzema, Bale e Isco
«Le altre sono buone squadre, Il Madrid è una “maquina”» ha detto lunedì notte Fabio Capello in spagnolo alla radio onda Cero. La definizione pratica del termine abusato nella declamazione calcistica del castigliano è arrivata ieri sera a Marrakech, nella semifinale del Mundialito tra Madrid e Cruz Azul. Per il Real un primo gol su calcio piazzato al quarto d’ora, il secondo al 36’ a spegnere le interessanti velleità avversarie, poco dopo un rigore parato da Casillas, mazzata psicologica per l’avversario. Quindi la stilettata al 5’ della ripresa: contropiede, 30 e adios. Poi è finita 40, e allora ecco anche la definizione numerica di «maquina»: una squadra che arriva a 21 vittorie di fila (record mondiale a 24, del Curitiba brasiliano), con un score di 79-10. Una squadra che nel 2014 ha fatto 176 gol e vinto 50 volte, strappando ieri sera due record al Barça di Guardiola che nel 2012 era arrivato a 175 e 49.
QUALCHE PENA A LA GOLEADA Come già venerdì con l’Almeria il Madrid ha sofferto più di quanto non dica il risultato (in Liga fu 41) ma ha ottenuto ciò che voleva: la qualificazione per la finale di sabato contro la vincente di San Lorenzo vs Auckland City, in programma stasera sempre qui a Marrakech, con incredibile prova di tenuta del prato del Grand Stade, pestato da 3 gare in 24 ore dopo il polemico forfait per allagamento dello stadio di Rabat. Per il Madrid un altro bel passo verso la gran chiusura di questo 2014 mirabilis, Ancelotti a fine gara l’ha definito «indimenticabile», e la conquista dell’unico trofeo che ancora manca alla bacheca della Casa Blanca. Troppo talento in ogni reparto per non poter sopperire a un normale appannamento fisico.
ENCOMIABILE CRUZ AZUL Mettetevi nei panni del Cruz Azul: 13° in Liga, già campione uscente della Champions Concacaf, appena una vittoria nelle ultime 7. Punti tutto su questa partita, vetrina con vista sul mondo. Ti trovi in un stadio «blanco» come la neve dell’Atlas che incornicia spettacolarmente Marrakech, col pienone di marocchini invasi dal fanatismo madridista allo stadio già 3 ore prima della partita e un incitamento che nemmeno al Bernabeu: cori per tutti gli uomini di Ancelotti, calore autentico e incondizionato. La giochi bene, non sbrachi quando prendi gol subito, ci provi con qualità, palleggi e intensità. Però sprechi le tue opportunità e finisci con lo scontrarti contro un muro. E lasci agli almaracconterà tutta la storia di questa serata.
RIGORE SBAGLIATO Perché dopo l’1-0 di Ramos, testa su punizione perfetta di Kroos (uscita a vuoto del portiere Corona, 51° gol di Sergio col Madrid, 10° assist del tedesco in questa stagione), il Cruz Azul ha messo in difficoltà gli spagnoli. Soprattutto con la vivacità dell’ecuadoriano Rojas sulla destra. Ramos ha salvato la baracca tuffandosi su un tiro di Rojas e poco dopo Carvajal con una cavalcata perfetta ha servito a Benzema il 2-0 (rete numero 125 in maglia bianca per il francese, 13° nella classifica del club). I messicani hanno rialzato la testa e si sono visti omaggiare di un rigore molto dubbio (Ramos su Pavone), ma il capitano Torrado si è fatto incantare da Casillas che non ha parato un rigore per 45 mesi e ne ha presi 2 in 4 giorni. Ad inizio ripresa Ronaldo (11 assist stagionali) ha servito a Bale il 3-0 a porta vuota e per dare l’idea della serataccia messicana appena entrato Barrera ha colpito il palo. Quindi Isco ha messo a sedere un paio di avversari prima di segnare il 4-0. A fine partita hanno chiesto ad Ancelotti come si fa ad allenare uno squadrone così: «E’ molto facile – ha detto sincero Carlo –. Questi ragazzi sono incredibilmente seri e ambiziosi, è la rosa più facile da allenare che ho mai avuto». Perché questo Madrid non è una buona squadra, è una «maquina».
Fonte: Gazzetta dello Sport