Quello di strutturare la piramide del calcio USA secondo un sistema di promozioni e retrocessioni e ormai ricorrente. Lo è stato anche in occasione della recente conferenza stampa del commissioner Don Garber in occasione del MLS State of the League 2014. Una questione uscita non certo per scelta di Garber, ma a seguito di una domanda, anche se il commissioner non ha dato molto tempo alla risposta. Nulla di nuovo per i fans MLS, tanto meno per quelli che ieri sera si sono divertiti a vedere ccolare sullo StubHub Center di Carson (CA) un aereo con uno striscione che riportava la scritta "US SOCCER PROMOTION/RELEGATION NOW", pagato da un tifoso - ma espressione di una comunità che su Twitter ha come riferimento @soccerreform - per protesta contro il no della lega a questa riforma.
La MLS è una lega che da sempre sfrutta le tradizioni calcistiche solo laddove ne trova covenienza. Si pensi ad esempio all'eliminazione del countdown o degli shootout a seguito dei pareggi, entrambe scelte di Garber. Ma in MLS non c'è traccia di promozioni o retrocessioni, e il titolo vero non viene assegnato al termine di un campionato a girone unico, ma dopo i playoff e la finale di MLS Cup. Tradizione altrove, ma evidentemente non considerate adatte dalla MLS (e nemmeno dalle altre leghe USA).
Per quanto riguarda il cd. sustema di promotion/relegation, ci sono ovvie ragione per la contrarietà da parte della MLS. La lega infatti è strutturata secondo un sistema di "single entity", è cioè una "società" che concede franchigie agli investitori. Un sistema che limita la competizione tra i club, puntando a limitare le spese per i salari. E gli investitori non hanno alcuna intenzione di mettersi a rischio di fronte ad una potenziale retrocessione.
Del resto di promozioni e retrocessioni non c'è traccia negli sport profesisonistici americani, fatti di leghe chiuse, playoff ed expansion teams che entrano nei singoli campionati acquistando una frnachigia, non certo salendo dalle serie inferiori.
Un sistema chiuso che esprime la differenza tra leghe con oltre un secolo di storia e il costruire una lega dal niente, come ha fatto la MLS nel 1996. Si pensi cosa accadrebbe in Europa se qualcuno provasse a mettere insieme una lega oggi: difficilmente qualcuno parlerebbe di promozioni e retrocessioni. Del resto il progetto si una Superlega Europea punta proprio a questo.
La scelta della MLS è quindi - per quanto poco romantica - semplicemente pragnmatica. Da più partoi però arrivano sia proteste che proposte. Le prime attaccano l'intero sistema, che vorrebbero aperto fino ai livelli più bassi. Le seconde invece, anche realistiche, ipotizzano che la MLS possa un giorno estendersi su due livelli (ad es. MLS A e MLS B) mantendendo l'attuale struttura di "single entity".
Una scelta che tra un decennio potrebbe consentire alla MLS di espandersi, viste le numerose richieste. Appare infatti improbabile una crescita continua dopo l'arrivo a quota 24 squadre nel 2020. Anche perché ciò vorrebbe dire più posti a disposizione, più investimenti per nuove franchigie, e si darebbe maggior ordine all'expansion .
Uno degli aspetti migliori dell'attuale sistema che promuove la 'parity' tra i club è di consentire ad una squadra di rivoltare il risultato della stagione precedente - si veda ad es. il DC United, ultimo nel 2013, primo nella Eastern Conference 2014 - laddove una retrocessione distruggerebbe valore.
Cose belle che però non possono ocurare il positivo che deriverebbe dall'avere un sistema competitivo che partisse dalle leghe inferiori, un qualcosa cui ad esempio la MLS ha cercato di rispondere a suo tempo creando la SuperLiga (superata poi dalla CONCACAF Champions League), un torneo che dava a molti club di giocare per qualcosa oltre che per un posto ai playoff. E' infatti questo uno dei cavalli di battaglia del tema "pomotion/relegation", il fatto cioè delle troppe partite inutili che si giocano lungo la stagione, come del restoo accade anche in altre leghe come NFL, NBA e MLB. Solo che quegli sport non conoscono concorrenza, tantomeno televisiva, da parte di campionati più importanti come ad esempio la Premier League, a differenza della MLS, che non riesce ancora a sfondare nei confronti degli 'eurosnobs', i milioni di appassionati di calcio che seguono solo le principali leghe europee.
E' l'istituzione di un sistema di promozioni/retrocessioni la via per conquistarli? Forse. Di certo c'è che sono la credibilità, il livello tecnico, le vittorie e la tradizione ad attirare tifosi. Un qualcosa che ancora manca alla MLS. Laddove un'organizzazione splendida e la costruzione di stadi solo per il calcio, accompagnati da un management ai massimi livelli, hanno dato credibilità alla MLS, insieme anche all'arrivo di alcuni campioni (David Beckham, Thierry Henry e ora Kakà, Frank Lampard e David Villa) e al lancio e al ritorno in America di alcune stelline americane (Landon Donovan in primis, Clint Dempsey, Michael Bradley), manca ancora il resto. La tradizione è in costruzione, come mostra l'attaccamento ai club di alcune tifoserie (Seattle Sounders, DC United, Columbus Crew), la il livello è ancora quello che è - da molti ex descritto simile al Championship inglese - mentre le vittorie internazionali latitano.
E qui forse dovrebbe arrivare il primo intervento della MLS, aiutato dall'ingresso di grandi investotiroi come lo sceicco Al-Mansour al New York City FC e la cordata alle spalle del LAFC, affiancatisi ai vari miliardari Phil Anschutz e Stan Kroenke (peraltro proprietario anche dell'Arsenal moltre che dei Colorado Rapids). Maggiori investimenti su cartellini e stipendi, se ben calibrati finanziariamente e tecnicamente, porterebbero una crescita del livello, e magari renderebbero le squadre finalmente competitive in CONCACAF Champions League (ad oggi solo iL Real Salt Lake è arrivato in finale, nel 2011) e magari nel Mondiale FIFA, che diverrebbe la vetrina della crescita del calcio in America. Il tutto in vista di un possibile ingresso in Copa Libertadores, di interesse reciproco per le squadre USA - che affrontando le compagini brasiliane, argentine, ecc., potrebbero misurarsi al top - e per la CONMEBOL, che conquisterebbe il mercato televisivo (e non solo) americano.
E a quel punto il tema promozioni/retrocessioni sarebbe certamente superato. Ma ci vogliono i soldi per farlo, e non solo per le expansion fees da oltre $100 milioni.
PS: su un punto i protestatari pro/rel hanno ragione. Nel dibattito calcistico USA c'è un'assoluta assenza della USSF, o meglio il suo appoggiarsi completamente alla MLS, cui ha concesso in esclusiva il rango di Division I del calcio americano. Al riguardo il passato ruolo del presidente Sunil Gulati, fino a poco tempo fa dipendente del Kraft Group (proprietario del New England Revolution), ha da più parti sollevato questioni su possibili conflitti d'interesse.