Grazie ai meccanismi dello svincolo (ha 32 anni), che per lui diventerà operante quest'anno, il giocatore bianconero sarà libero e potrà trasferirsi in Nord America. Non è una novità che Bettega abbia già allacciato rapporti con il Cosmos. Ma questa ipotesi è svanita, davanti ad un'offerta molto più allettante propostagli dal Toronto Blizzard, la società canadese che ha già tesserato in passato giocatori della Juventus, come Francesco Morini, ora d.s. del club bianconero, e Giampaolo Boniperti, figlio del presidente. [...] Bettega vuole fare una nuova esperienza di vita, in un Paese dove potrebbe fra l'altro perfezionare la lingua inglese [...] Un distacco consensuale, reso necessario da due esigenze: quella del giocatore, che sente giustamente il bisogno di giocare ancora, e quella della Juventus che nei suoi programmi intende, nella maniera meno dolorosa possibile, apportare alcuni ritocchi di restauro alla squadra per allungare un ciclo che ha già dato tanti frutti e moltissimi scudetti.

22 maggio 1997 - Bettega esulta dopo il gol alla Sampdoria che per la Juventus vale lo Scudetto 1977
Commenta così Bettega a La Stampa dell'8 giugno 1983:
«E' calcio vero anche sulla moquette. Sapevo che non sarebbe stata una passeggiata, ma non Immaginavo che, a trentatré anni, avrei quasi dovuto ricominciare da capo. Non è un calcetto, come qualcuno in Italia può pensare: è vero football — assicura Bettega —. La matrice è tipicamente inglese, il pallone non si ferma mai e viaggia dalla difesa agli attaccanti, che fanno da "sponda" un po' come Withe, il centravanti dell'Aston Villa, per favorire le conclusioni del centrocampisti. Poiché non esiste il pareggio, prevalgono la mentalità offensiva, il ritmo e la corsa. Per ora il problema maggiore è il campo, una "moquette" sottile incollata al cemento, sulla quale il pallone rimbalza moltissimo: sull'erba 1 valori tecnici emergono di più, ma questa nuova esperienza mi eccita, cosi come mi piace lo spirito della squadra, la combattività, la voglia di vincere che l'anima e che mi contagia».
''Franz può ancora giocare così bene" spiega Bettega al NY Times del 20 giugno 1983. "Come ai vecchi tempi, sembrava volesse attaccare tutto il tempo".
"Indipendentemente dalla mia venuta, a Toronto s'è rivitalizzato il calcio per merito dei dirigenti. Ma Toronto è un'isola in un oceano immenso e quanto sta accadendo qui non ha riflessi negli Stati Uniti. Ogni squadra respira il suo ambiente. Calcisticamente è un pianeta nato con grandi errori di base. Si dovrebbe dare un colpo di spugna per cancellarli"
Il Toronto Blizzard schierato per l'amichevole pareggiata 0-0 a Bologna contro la Juventus
Bettega nei playoff 1984 contro i San Diego Sockers
«C'è il rischio — ammette Bettega — che si riprenda a giocare solo a metà giugno ma anche se, per assurdo, la 'League' dovesse ridursi a due sole squadre, onorerò fino in fondo il mio impegno. E non è asso- lutamente vero che mi trovo male a Toronto, città bellissima: sarebbe un insulto a gente che mi ha accolto a braccia aperte. Piuttosto il 'feeling' fra squadre e tifosi, a parte le minoranze etniche dei Paesi dove il calcio è amato, non è mai stato ottimo. Gli americani sembrano gradire il 'calcetto' [riferendosi al soccer indoor, NdR] con la formula mista che ricorda il basket e l'hockey». Bettega, che ha rinunciato ad aprire a Toronto una scuola a livello giovanile, ricorda che il «soccer» è boicottato, come lo è stato alle Olimpiadi, e che a coltivarlo sono rimasti in pochi. «C'è perfino chi ha proposto di inserire nel campionato anche le squadre messicane e Haiti ma i viaggi annullerebbero gli incassi: .Tra un paio di mesi saprò se non c'è più vero calcio. Mi spiacerebbe smettere con quello classico per fare esperienza al coperto. E non sarei più utile a nessuno in Italia: sarebbe assurdo giocare solo nel girone di ritorno».
Bettega si riprende, e a Capodanno è ancora convinto di tornare a giocare a Toronto, ma per lui è la fine di una fantastica carriera raccontata così da La Stampa:
Roberto Bettega, dopo essere cresciuto nelle minori bianconere, fu dirottato (1969) per una stagione al Varese, in serie B, dove ebbe come allenatore Nils Liedholm. Bettega vinse la classifica dei cannonieri (13 gol) e tornò alla Juventus. Cominciò una stupenda carriera, «macchiata» nell'inverno del '72 da una grave malattia, alla quale reagì con una straordinaria forza d'animo. Riprese a giocare all'inizio della stagione '72/73 e il suo talento ebbe modo di esaltarsi attraverso un campionario eccezionale. Divenne presto un uomo guida; i suoi gol, di testa o di piede, erano quasi sempre determinanti. Intelligente e tatticamente impeccabile, costruiva e finalizzava il gioco come se leggesse in un libro calcistico. E nella Juventus ha vinto sette scudetti. Ha debuttato nella Nazionale di Bearzot il 5 giugno del '75, toccando i vertici durante la fase di qualificazione ai mondiali di Argentina e a Buenos Aires. Nel '79-80, con 16 reti, vinse la classifica cannonieri in serie A. Nell'autunno dell'81, in uno scontro con Munaron dell'Anderlecht, il «bomber» juventino denunciò un grave infortunio al ginocchio sinistro. Fu operato con felice esito dal prof. Pizzetti. La convalescenza fu lunga [e gli costò i Mondiali 1982, NdR]. Ed ancora una volta il suo carattere è stato superiore alla sfortuna. Nell'agosto dell'82 la ripresa [...] Sono dati che si commentano da soli e che qualificano la carriera di un campione, protagonista del calcio italiano degli Anni 70-80 e uno dei più grandi di sempre.
Una carriera lunga 13 anni, fatta di 481 match ufficiali (326 partite in campionato, 73 in Coppa Italia, 82 nelle grandi manifestazioni internazionali), 178 gol (129 in campionato, 22 in Coppa Italia e 27 sulle ribalte europee); 7 Scudetti (il primo nel '72, l'ultimo nell'82), due Coppa Italia (nel 1979 e 1983), una Coppa Uefa (nel 1977), due finali di Coppa dei Campioni (oltre alla finale dell'83 con l'Amburgo, quella persa - sempre ad Atene - contro l'Ajax di Johann Cruyff il 30 maggio del '73).
Lasciato il calcio giocato, mentre ad agosto si parla per lui di un ruolo di amministratore delegato alla Juve, a settembre diventa presentatore i canali Fininvest (rifiutando l'offerta della RAI e facendo inalberare Tito Stagno), dove conduce "Caccia al 13", e poi inizia una lunga collaborazione di successo con Moggi e Giraudo [la Triade, NdR], insieme i quali conquista tanti trofei, lasciando però dopo Calciopoli (da cui esce pulito). Nel dicembre 2009 torna in società come vice direttore generale, fino al saluto definitivo (per ora?) nell'estate del 2010.
Roberto Bettega in Azzurro