Non era certo questo il modo in cui Thierry Henry avrebbe voulto chiudere la sua splendida carriera. Non certo senza una MLS Cup, forse l'unico titolo a squadre che non è riuscito a conquistare in 20 anni di calcio, lui che ha vinto Mondiali ed Europei, Champions Legage, Liga e Premier League.
E non era certo ideale chiudere in un pomeriggio gelido su quel campo sintetico che ha sempre odiato ed evitato per non aggravare i problemi al tendine d'Achille.
Ma purtroppo il pareggio per 2-2 di ieri sera contro il New England Revolution al Gillette Stadium, nel ritorno della MLS Eastern Conference final, rappresenta purtroppo la fine dell'avventura calcistica di un campione che ha portato spettacolo e credibilità a Red Bulls e alla Major League Soccer nei quattro anni spesi in America.
“Non credo ci sarà mai un altro giocatore nella lega - non c'è mai stato prima - che avrà quello che Thierry ha, da tutti i punti di vista", ha dichiarato un emozionato Mike Petke, coach dei Red Bulls. “Sono onorato di aver giocato con lui, di averlo allenato, di essere stato testimone ogni giorno dei suoi allenamenti, nei giorni belli e in quelli brutti. E qualsiasi decisione prenderà, avrà successo in qualsiasi cosa che farà".
Ieri Peguy Luvindula, ex compagno di Henry nella Francia Under 21 oltre 15 anni fa, aveva riportato New York alla pari col New England dopo il 2-1 alla Red Bull Arena, con la possibilità di andare a giocarsi i supplementari. Ma il gol al 70' del redivivo Charlie Davies ha di fatto eliminato i Red Bulls, perché il terzo gol necessario per volare in finale di MLS Cup non è mai arrivato. E quella di ieri diventa quindi con tutta probabilità l'ultima partita di Henry, almeno in America (si parla infatti di un possibile contratto da 6 mesi con Arsenal o Monaco).
Henry ha evitato di affrontare la questione 2015 per tutta la stagione, ma i segnali lanciati ai suoi compagni nello spogliatoio in questi hanno indicato chiaramente i titoli di coda, e lo stesso vale per alcune sue interviste ai media inglesi.
Non proprio bello il suo commento di ieri all'eliminazione, non per un giocatore del suo rango ed esperienza. Di fronte ai giornalisti in piedi nello spogliatoio ha dichiarato: “Are you ready? This is going to be short. Well done, New England.” Andandosene subito dopo.
Anche ieri, in un match in cui i Red Bulls avevano bisogno di segnare almeno due gol, Henry ha fatto il suo. Al 26' ha piazzato una palla perfetta per Tim Cahill, che approfittando di un errore del portoghese Jesse Gonçalves (il quale si è poi portato a casa la maglia del francese) ha infilato l'1-0.
Già al 14' aveva messo in pericolo la porta dei Revs con un cross tagliatissimo per la testa di Cahill, su quale Bobby Shuttleworth ha dovuto fare una gran parata di pugno. Nel finale poi un suo calibrato passaggio in area per Cahill è stato sprecato dall'australiano con un piattone finito alto, tanto da far squotere la testa ad un Henry a dir poco perplesso per l'errore.
All'89' sempre Henry prova ad involarsi, ma stavolta è Shuttleworth in uscita a bloccarlo. E' l'ultima chance dei Red Bulls, e probabilmente l'ultima della carriera di Henry in MLS.
“Era il nostro leader stasera", ha detto dopo il macth il portiere dei Red Bulls Luis Robles. “Senza di lui sarebbe stata una situazione differente”. Tim Cahill ha definito i suoi anni con Henry a NY "un piacere", aggiungendo: "Ho avuto la fortuna di conoscere la leggenda in campo e fuori”.
Per Henry questo non è il primo addio. Ha lasciato l'Arsenal, ha lasciato Barcellona, e ora sta lasciando New York. Prima ancora aveva lasciato Torino, ma mentre gli juventini forse nemmeno lo ricordano, i tifosi della Lazio sì, visto che un suo gol a Luca Marchegiani in pratica costò lo Scudetto 1999 ai biancocelesti. "Non accorgermi che fosse un grande attaccante è stato il mio errore più grande", ripete sempre il suo allenatore al tempo della Juve, Carlo Ancelotti.
La prima pagina di ieri de L'Equipe presentava una frase forte di Henry: “Morire con l'amore per il calcio, e sarà una bella morte". Oggi innvece scrive: "Cruel pour Henry". Ieri nessuno è morto al Gillette Stadium, la sconfitta è stata sicuramente una botta terribile per i Red Bulls, che sul 2-1 pensavano di riuscire ad agguantare quella finale raggiunta una sola volta nella loro storia e mai vinta. Il tutto poi con l'assenza del capocannoniere Bradley Wright-Phillips, squalificato per somma d'ammonizioni, sicuramente il più beneficiato quest'anno dai piedi d'oro di Henry.
Thierry Henry quindi saluta, lasciandosi alle spalle quattro anni di MLS e un Supporters Shield vinto nel 2013. Anni in cui ha aiutato la crescita della Major League Soccer almeno quanto David Beckham, se non con lo stesso livello di glamour sicuramente anche di più dal punto di vista tecnico. E lascia anche un contratto da $5 milioni, che fino a quest'anno ne facevano il giocatore più pagato della MLS.
Lo sbarco in America di gente quale Kakà (che sarà il più pagato nel 2015), Frank Lampard e David Villa - e anche altri arriveranno - potrà forse mettere una pezza al suo addio per la MLS, ma i NY Red Bulls e i loro fans si apre davanti un periodo di incertezza dopo anni di "ubriacatura", il che rende l'addio di Henry ancora più malinconico.