«Gentile maestra, la prego di giustificare l’assenza di(spazio per il nome) dalle lezioni. L’ha fatto per una buona causa: la nazionale degli Stati Uniti giocava una gara decisiva per passare il turno ai campionati del mondo e avevamo bisogno del sostegno di tutti». Firmato: Jurgen Klinsmann.
C’è del genio nella giustificazione, scaricabile dal sito della Federcalcio, che ha trasformato tutti i bambini in tifosi. C’è programmazione del futuro. C’è managerialità. Il calcio Usa ha molto da insegnare a quello italiano. Niente succede per caso e, se la loro nazionale è agli ottavi di finale e la nostra è a casa, c’è un motivo: la rinascita del campionato nazionale, la MLS, Major League Soccer. Proprio come il declino della Serie A si rispecchia nel crollo degli azzurri.
La Lega C’è un uomo forte al comando, che risponde dell’andamento economico del campionato. Si chiama Don Garber ed è in carica dal 1999, dopo l’esperienza da executive della NFL Europe. Squadre e cartellini dei giocatori sono di proprietà della Lega, in modo da avere una direzione unica. I proprietari comprano la franchigia e hanno lo sfruttamento di incassi al botteghino, indotto (un parcheggio allo stadio costa in media 10 dollari), diritti tv per le trasmissioni locali, sponsorizzazioni (Herbalife dà 4,4 milioni l’anno ai Los Angeles Galaxy e X-Box ne versa 4 ai Seattle Sounders), merchandising. I Galaxy si sono ripagati il primo anno di Beckham (6,5 milioni di dollari) con la vendita delle magliette, ma anche Beckham ci ha guadagnato, avendo messo nel suo contratto una percentuale su quell’introito, più la possibilità di comprare una franchigia a prezzo di favore: 25 milioni per riportare il calcio a Miami. New York ha pagato la sua franchigia 100 milioni, Orlando 70. Toronto, che aveva comprato in tempo di crisi, solo 10.
Gli stadi Partita nel 1996 con un solo stadio per il calcio, la Mls ha costretto le franchigie a costruire impianti dedicati solo al soccer. Gli spettatori sono cresciuti esponenzialmente. La concessione della franchigia a Miami e a Beckham, nel 2017, è vincolata alla realizzazione del nuovo stadio.
Il profitto Forbes, nel 2013, ha certificato che 10 club su 19 sono in attivo, due in pari e sette in perdita. Il boom l’ha fatto Seattle: pagata 30 milioni, ora ne vale 175. Il valore medio dei club è passato da 37 milioni (2008) a 103. Con il calcio si può guadagnare.
Gli stipendi Esiste un salary cap, fissato nel 2010 in 2,55 milioni per squadra, con un aumento automatico del 5% a ogni stagione. Per attirare campioni e far rientrare i migliori giocatori americani in patria, si è pensato alla formula dei «designated player». Sono giocatori fuori dal salary cap: la Lega paga 300 mila dollari del loro ingaggio, al resto ci pensa l’investitore/proprietario. Michael Bradley guadagna 6 milioni e mezzo a Toronto, Clint Dempsey quasi 7 a Seattle. I «DP» sono due per squadra, più un under 21. Controllo dei salari, insomma, ma anche possibilità di sforare. C’è un campionato riserve, per utilizzare tutta la rosa.
Il contratto tv I diritti tv sono «spacchettati» e comprendono tutte le possibili piattaforme. Il valore è passato da 18 a 93 milioni di dollari l’anno. Poco? Forse. Ma è un valore quasi quintuplicato. Particolare importante: la Lega vende insieme i diritti del campionato e della nazionale. Stati Uniti-Ghana è stata vista da 19 milioni di telespettatori, così divisi: 11,1 su Espn, 4,8 su Univision (in spagnolo), 1,7 sul digitale di Univision e 1,4 su WatchEspn (streaming online). Più dell’audience di gara 5 delle finali Nba.
La nazionale La lettera di Klinsmann alle maestre è la dimostrazione di un rapporto di enorme empatia tra nazionale e nazione. Il presidente Obama, dopo gli auguri alla squadra su Vine, ieri ha guardato la partita contro la Germania a bordo dell’Air Force One. Tutti adesso sono tifosi. Proprio come in Italia.
Fonte: Luca Valdiserri - Corriere della sera