Un'altra leggenda vola nel paradiso dei grandi. È purtroppo morto nella notte per un arresto cardio-respiratorio Eusebio da Silva Ferreira, stella più fulgida del calcio portoghese. Lo ha annunciato il Benfica, squadra con cui vinse la Coppa dei Campioni nel 1962.
Era soprannominato “La Pantera nera” (ma a lui non piaceva essere chiamato così per via dell'accostamento col gruppo politico americano), termine inventato dall'allenatore dell'Inghilterra Walter Winterbottom, che avvertì il giocatore che doveva marcarlo dicendogli "Beware of the Black Panther", ma fu poi un giornalista inglese, Desmond Hackett, a coniare questo nome nel "Daily Express", dopo la fine del Amsterdam, con il Real Madrid, 25 ottobre 1961.
Nato il 25 gennaio 1942 a Lourenço Marques, oggi Maputo, capitale del Mozambico (al tempo colonia portoghese), Eusebio comincia la carriera proprio nella squadra della sua città natale, fino a quando José Carlos Bauer, ex-centrocampista della nazionale brasiliana, nota questo ragazzino in grado di correre i 100 metri in 11 secondi. Bauer lo segnala al San Paolo, ma dopo aver ricevuto un rifiuto dalla formazione brasiliana, lo consiglia al suo ex-allenatore, Béla Guttmann, a quel tempo sulla panchina del Benfica.
Nonostante un serio contenzioso con lo Sporting Lisbona (ufficialmente la squadra madre” dello Sporting Clube de Lourenço Marques), Eusebio firma un contratto da professionista con il Benfica, ma riesce a debuttare solamente in occasione di un’amichevole nel maggio del 1961, contro l’Atletico Clube de Portugal. Il Benfica vince 4-2, e lui realizza una doppietta, preparando il mondo intero al suo arrivo.
Nei quindici anni in cui indossa la maglia del Benfica, Eusebio diventa per sette volte capocannoniere del Campionato (con un tetto di 42 gol nel 1968), contribuendo così alla conquista di 11 titoli portoghesi e 5 Coppe del Portogallo, mentre a livello europeo vince la Coppa dei Campioni, perdendo però 3 finali.
Ai Mondiali 1966 è capocannoniere del torneo, con 9 reti, incluso il memorabile poker segnato alla Corea del Nord nel 5-3 dei quarti di finale. Per lui col Portogallo 41 reti in 64 partite (record superato poi solo da CR7). Eusebio fu eletto Pallone d’oro nel 1965 e Scarpa d’oro due volte (1968, 1973), chiudendo la carriera con un totale di 727 gol in 715 partite.
Gli anni in Nordamerica
Eusebio gioca la sua ultima partita col Benfica il 29 marzo 1975. termina l'anno con sole 13 partite (due gol) tra campionato e Coppa delle Coppe, la peggiore stagione per lui dal 1960/61 (due partite). La sua storia con le aquile finisce così, ed Eusebio vola nella North American Soccer League (NASL), dove in quegli si trovano altre leggende della sua epoca (e non solo) quali Pelé, Giorgio Chinaglia, Franz Beckenbauer, George Best, Johan Cruyff, Carlos Alberto, Teo Cubillas, Gordon Banks, Gerd Muller.
Eusebio non era l'unico portoghese negli Stati Uniti. Lo accompagna Simões, che lui chiamava il suo "fratello bianco". Insieme finiscono a Boston, dove c'era (e c'è) una grande comunità portoghese, anche se un po' gli dispiace non essere ai Cosmos con Pelé, sbarcato in America anche lui agli albori dell'estate 1975. "I grandi giocatori non possono giocare nella stessa squadra, per quello sono andato a Boston, dove ho lo stesso contratto e guadagno bene. Ho anche l'autista e una guardia del corpo ", raccontò.
I Minutemen giovavano al Nickerson Field della Boston University - uno dei sei stadi delle tre complicate stagioni di quel team - che nonostante i soli 14.000 riuscì ad accomodare 20.000 per il primo scontro tra Eusebio e Pelé. E' proprio il portoghese a portare in vantaggio Boston con un calcio di punizione. Ma al pareggio di Pelé annullato per un fallo arriva l'invasione di campo e la polizia è costretta a trascinare via O'Rey, e la NASL concesse la ripetizione della partita.
I Minutemen dall'anima lusitana (Simões, Jorge Calado, Fernando e Nelson Manaca), e con il portiere Shep Messing, Ade Coker e Wolfgang Suhnholz, arrivano sino al titolo dela Eastern Division, ma a metà della stagione la proprietà finisce i soldi, venendo costretta a cedere Eusebio - che a causa dei problemi alle ginocchia gioca solo 7 partite (una rete) - e tutti i migliori.
Vola in Messico
La fermata successiva - a 33 anni - è in Messico, al Monterrey, con cui firma due stagioni, ma dove gli infortuni lo limitano a sole dieci presenze e un gol. Ma anche coi Rayados viene nominato capitano della squadra.
"La mia esperienza a Monterrey è stata fantastica. Il modo in cui la gente mi ha ricevuto, il presidente, il club e l'allenatore, tutto mi ha lasciato bellissime cose e mi ha dato ancora più forza. Abbiamo giocato un ottimo campionato, ma purtroppo non abbiamo vinto", ha raccontato a Globe Sport un paio di anni fa, ricordando anche la sua compagna inseparabile di quell'epoca: una Chevrolet comprata in Texas.
Primo titolo in Canada
Finito il campionato messicani Eusebio torna nella NASL per indossare la maglia dei canadesi del Toronto Metros con un contratto da $1.000 a partita per una squadra con pochi soldi salvata solo dalla fusione col Toronto Croatia, che rinominò il team Toronto Metros-Croatia, causando una notevole arrabbiatura alla NASL, che nulla voleva a che fare con le squadre etniche sparse per gli USA.
L'accoglienza dei media non fu fantastica. Il Toronto Star lo descrisse come il Bobby Orr del calcio, facendo un parallelo coi seri problemi alle ginocchia del famoso giocatore della NHL. Ad allenare i Metros-Croatia, Ivan "Ðalma" Marković (che aveva già avuto in carico la Dinamo Zagabria e poi siederà anche sulle panchine di Olympique Marsiglia, Sturm Graz e Jugoslavia Olimpica) che per qualche ragione decide di spedire in panchina Eusebio a causa di un disaccordo su chi dovesse battere le punizioni. Una scelta che gli costa la panchina “Al Benfica, Eusebio tira le punizioni. Col Portogallo, Eusebio tira le punizioni. E a Toronto le punizioni le tira Joe Schmoe?” [ad intendere un "Mario Rossi" qualsiasi, Ndr] ha poi raccontato Eusebio nel 2010.
Al posto di Markovic arriva il più tranquillo Marijan Bilic (ex giocatore della Dinamo Zagabria), che riesce a trasformare una squadra inconsistente in una forza inarrestabile - sette vittorie consecutive sulla strada del Super Bowl - grazie alla ritrovata forma di Eusebio e agli arrivi dell'ala Ivica Grnja (ex Željezničar e Osijek) e del centrocampista tedesco Wolfgang Sühnholz, reduce da due titoli in Bundesliga col Bayern Monaco, e nonostante la misteriosa fuga dell'ex portiere del Bologna (tra le altre) Paolo Cimpiel.
Tornato in forma dopo gli infortuni quindi, Eusebio trascina il club dell'Ontario sino al Soccer Bowl (ultimo titolo della sua gloriosa carriera) con 16 gol e alcune grandi prestazioni nelle 22 partite giocate, tra cui la rete della vittoria nelle semifinali dei playoff contro i favoritissimi Tampa Bay Rowdies guidati da Eddie Firmani e il gol del vantaggio nel 3-0 sui Minnesota Kicks nella finale al Kingdome Stadium di Seattle davanti a 25.000 spettatori, giocata dal portoghese con un'infiltrazione di novocaina in una caviglia.
“Lui ama Toronto", ha raccontato il suo ex compagno Bob Iarusci. "Nel 1976 Eusébio qui rinacque. Adora questa città, la sua gente, la comunità portoghese, per questo tornava ogni volta che poteva. Non ha mai dimenticato la sua esperienxa coi Metros-Croatia, quando ci ha guidato da capitano Soccer Bowl.” E nemmeno il Canada lo ha dimenticato nominandolo nel 2010 nella Canadian Soccer Hall of Fame.
Gli ultimi scampoli
Ma i Metros-Croatia non potevano permettersi di mantenere una squadra di quel livello. Anzi, erano talmente senza soldi da non potersi nemmeno permettere di spedire un medico al Soccer Bowl, prendendo in prestito quello dei locali Seattle Sounders. Di conseguenza a fine stagione partì lo smantellamento.
I dollari quindi, e la voglia di giocare, portano Eusebio a scendere ancora in campo negli anni successivi prima coi Las Vegas Quicksilver e poi con i New Jersey Americans della American Soccer League (sorta di Division II dell'epoca), dove lo raggiunge il "fratello" António Simões.
Un po' come accade oggi, durante gli intervalli dell'avventura americana, Eusebio torna in Portogallo, non per riposare, ma per mantenersi in forma e guadagnare un po' di soldi: e quindi eccolo con le maglie dei Beira-Mar, con cui segna il suo ultimo gol nella prima divisione portoghese, e poi inseconda divisione con l'União de Tomar, il suo ultimo club in Portogallo. Eusebio ha avuto anche la possibilità di giocare per lo Sporting, su invito di John Rocha, prima di andare all'Aveiro, che lo pagava 50 dollari al mese.
L'addio sui campi indoor
Ma Eusebio non molla, e a fine 1979 decide di tornare in America, stavolta per giocare nella MISL, la lega del calcio indoor con i Buffalo Stallions. Ma a 38 anni e con le ginocchia rovinate, i duri campi sintetici indoor non sono il massimo, e scende in campo solo per 5 match, segnando un solo gol. Anche stavolta con lui c'è Simões, che però militerà con Detroit Lightning, Chicago Horizon e infine Kansas City Comets.
Della sua storia americana, sicuramente secondaria rispetto alle luci dei riflettori d'Europa, rimane a perenne memoria una statua posta di fronte al Gillette Stadium di Boston, che fu proprio lui ad inaugurare per il calcio nel 1972 con un match tra Benfica e Sporting Lisbona.
Il tabellino della carriera di Eusebio
- Sporting de Lourenco Marques (1957-1960) 77 gol in 42 partite
- Benfica (1960-1975) 473 gol in 440 partite
- Boston Minutemen (1975) 2 gol in 7 partite
- Monterrey (1975-1976) 1 gol in 10 partite
- Toronto Metros-Croatia (1976) 18 goals in 25 partite
- Beira-Mar (1976-1977) 3 gol in 12 partite
- Las Vegas Quicksilvers (1977) 2 gol in 17 partite
- Uniao de Tomar (1977-1978) 3 gol in 12 partite
- New Jersey Americans (1978) 5 gol 4 partite
- Buffalo Stallions (indoor, 1979-1980) 1 gol in 5 partite